venerdì 28 giugno 2019

ENFOLA 2019: Il mito del tuffo in mare



Capo Enfola non è solo un luogo affascinante e misterioso in cui avventurarsi, fra rocce ammantate di elicriso, vento e gabbiani. E' un luogo storico.  

Scrive Umberto Mazzantini:

Settanta anni fa, all’alba del 17 giugno 1944, le truppe alleate, costituite in gran parte dalle truppe coloniali francesi agli ordini del generale  Jean-Marie de Lattre de Tassigny, provenienti dalla Corsica, attaccarono Marina di Campo, ancora in mano alle truppe naziste e italiane, dopo aver neutralizzato la piazzaforte annidata nel promontorio dell’Enfola.
Era l’Operazione Brassard, una spedizione di un centinaio di navi inglesi e americane che riversarono sulla spiaggia campese, allora una distesa sterminata di dune che si spingevano per centinaia di metri nell’entroterra. L’attacco suicida di truppe senegalesi e marocchine, completamente drogate e ubriache per affrontare i campi minati sui quali morirono a centinaia, in cambio ebbero 48 ore di mano libera durante i quali i “civili” comandi francesi e inglesi voltarono lo sguardo dall’altra parte mentre  in tutta l’Elba occidentale venivano violentate più di 200 donne e compiute violenze e saccheggi contro gli elbani.
I segni della guerra sono evidenti, ma altri sono i messaggi che lancia la terra ora florida ora arsa, la vegetazione marina, che sa di sale, sole, nuvole, foglie, venti.
Le rocce lunari ti sorprendono all'improvviso, quando meno te l'aspetti, dopo sentieri impervi, verdi-azzurri, luminescenti per il giallo dell'elicriso e dell'iperico, ancora per pochi giorni.
Poi capisci che La Nave nasconde altre verità, più preziose, più segrete.  Non ricordo chi, dove e quando, ma qualcuno mi ha raccontato la solita storia che affiora nei racconti popolari circa donne infelici per amore che si gettano da una rupe, da uno scoglio... in mare, nel lago, nel fiume...
Sempre una donna infelice d'amore si getta nell'acqua.
E se fosse invece un'esploratrice? Una viaggiatrice tra i mondi che vuole esplorare le profondità più profonde del pianeta, quelle dell'acqua, che costituisce evidentemente un mezzo di comunicazione col centro della terra, perchè essa penetra, affonda, fluisce... più a fondo di qualsiasi altra cosa.
Le culture patriarcali non possono accettare l'idea di una donna ricercatrice, una donna che osi sfidare i limiti della materia, dell'acqua, per esplorare il mondo infero, per addentrarsi nella psiche, per sfiorare il grande vuoto che contiene tutte le immagini della realtà.
Anita Seppilli, in Sacralità dell'acqua e sacrilegio dei ponti, lo spiega bene.  L'oceano e ogni luogo d'acqua hanno sempre rappresentato, nell'immaginario e nel culto, una delle porte degli inferi, dell'inconscio, del Sé.
L'acqua, specie se profonda, rappresenta anche per le culture sciamaniche uno dei canali che conducono al Mondo di Sotto, un accesso privilegiato al mondo dei morti, agli inferi, agli strati più inaccessibili della psiche umana.  L'acqua è una delle forme della Grande Soglia.
Ecco perchè tante leggende e storie e favole popolari su vicende umane critiche che si concludono in mare, nei laghi, in fondo ai fiumi.
In tutte queste vicende c'è sempre un contenuto di amori delusi, traditi, di amanti perduti, morti, fuggiti... Saranno, gli amanti, un simbolo di quell'amante invisibile che rappresenta la parte misteriosa e spirituale di ognuno di noi? Saranno queste storie d'amore una metafora del viaggio della vita? Saranno immagini dei percorsi iniziatici?
Fatto sta, che le protagoniste sono sempre le donne.  Perchè sono più romantiche? Più fragili in amore? O, al contrario, perché sono più forti, più esperte, più capaci proprio nell'attraversare i territori dell'ignoto, della psiche profonda, della Grande Soglia e del mondo dei morti?  Forse si tratta di donne che in qualche modo richiamano il mito di Persefone, la figlia della spiga di grano che si immerge nell'Ade e diventa regina dei semi che maturano nell'ombra e nel silenzio, le anime dei morti, che poi ritornano, rifioriscono, rinascono.
Le alte scogliere di Enfola contengono in sé il mito di Persefone, Cavtha per gli Etruschi che vissero qui a lungo, la dea degli inferi e degli amori perduti e ritrovati.
Qui il mito è forte e potente. Si incarna nell'elicriso che fiorisce con energia virulenta sul bordo della scogliera. Elicriso, erba del sole, colora Persefone con i colori solari di Cavtha, dea del sole ctonio. splendente anche di notte.



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