venerdì 12 luglio 2019

Edicola Elbana Show



Edicola Elbana Show è la splendida idea di Zio Stix e Federico Regini, con cui mi hanno messa in contatto Valeria Romanini e Pedro Petrucci.  Ispirata a Fiorello e alla sua Edicola - che tra l'altro girava vicino a casa mia, a Roma, sulla via Flaminia.

Regalo il libro che ho scritto su mio padre a Valeria, grande amica e maga erborista, e a lei improvvisamente viene in mente Pedro.  Un colpo di telefono e lui ci raggiunge mentre ci prendiamo un aperitivo nella piazzetta del Barkollo a Porto Azzurro.
Detto fatto, fra una patatina e un sorso di  bianco secco, avviamo l'idea di una presentazione del libro a Portoferraio, il 24 luglio, nella famosa e amatissima libreria di Silvia Boano Mardilibri.

Il 24 alle 19 vi aspettiamo lì!

lunedì 8 luglio 2019

Capobianco



A lungo ho pensato che Capo Bianco si chiamasse così per l'evidente preponderanza del colore bianco, dovuto alla spiaggia di sassi bianchissimi velati di blu, come la maggior parte della costa che va da Portoferraio a Enfola.

Poi, da qualche parte ho letto qualcosa, oppure ho sentito definire quel tratto di costa come la "Costa Bianca"... e allora qualcosa ha cominciato a girare nella testa e ho pensato a Robert Graves.
L'insigne studioso, e raffinato scrittore, pubblicò nel 1948 La Dea Bianca.  Grammatica storica del mito poetico. In Italia lo pubblica Adelphi nel 1992.

Graves sviluppa la sua ricerca seguendo il filo - non proprio scientifico, ma molto spesso ispirato e romanzato - di James Frazer (Il Ramo d'Oro, 1922).  Si tratta di quel tipo di scrittori anglofoni, molto coinvolti dalle discipline esoteriche, che hanno portato avanti ricerche di tipo antropologico e mitologico anche serie, ma spesso velate dal fortissimo coinvolgimento personale.  Si tratta di approcci molto diversi  da quello asettico e "oggettivo" di Karoly Kerényi : non che l'oggettività sia possibile nelle scienze sociali, tuttavia una certa capacità di trovare l'equilibrio fra coinvolgimento e distacco (Norbert Elias) è richiesta allo studioso rigoroso che indaga su materie tanto incandescenti.

Prendiamo quindi con beneficio d'inventario le tesi di Graves, riconoscendone il fascino profondo.  Del resto, c'è anche da dire che, in queste materie, l'aspetto esperienziale personale è raccomandato.  Perciò, possiamo senz'altro accogliere le suggestioni di Graves, sperimentandole personalmente, senza pretendere di definire in modo risolutivo la "verità scientifica" di immagini e concetti.
Graves propone l'idea dell'esistenza, in tempi antichissimi e arcaici, di un'unica divinità europea, signora e padrona della vita e della morte, incarnata nelle fasi lunari e connessa intimamente all'archetipo della Grande Dea Madre Mediterranea (ancora fortemente visibile a Creta nell'antica dea dei serpenti).

Tutte le divinità femminili mediterranee deriverebbero da quell'archetipo originario, rinvenibile nei culti europei successivi, incluso quello cattolico nel quale la Madonna riassume molte caratteristiche dell'antica Dea.

La bianca Leucotea


Approfondiamo questo tema del sacro femminile e del colore bianco.  Su wikipedia leggiamo che:

Leucotea (in greco anticoΛευκοθέαLeukothéa) e letteralmente "Dea bianca", da intendersi forse come "'La dea che scorre sulla schiuma del mare" è un personaggio della mitologia greca ed è una divinità del mare.  Nella mitologia romana viene identificata con la dea Mater MatutaLa Dea Leucotea non è stata generata e non ha avuto sposi o figli.  Di Leucotea, la "dea marina bianca" ed a volte invocata dai marinai in difficoltà, si ha l'esempio più esplicito nell'Odissea quando Omero scrive che emerge dal mare e dona un velo ad Odisseo, quasi naufrago ed in balia dei venti mentre, a riguardo della sua adorazione terrena, ne esiste traccia tra gli scritti di Alcmane che, nel settimo secolo a.C., scriveva dell'esistenza di un santuario a lei dedicato.  Se si considera che la tradizione mitologica dei greci è sempre stata quella di attribuire ad ogni personaggio divino un'ascendenza immortale, la figura di Leucotea rappresenta un'eccezione poiché nei suoi riguardi non esiste alcuna testimonianza che confermi questa consuetudine ed invece sono molte le opere (o leggende) che le attribuiscono un'origine umana.
Tra le due versioni che fanno risalire Leucotea ad una precedente donna mortale, la più diffusa porta ad Ino che, nel riassunto dei suoi svariati miti, commise (od assistette) ad un crimine verso i suoi figli ed in seguito si gettò nel mare.
Ino fu poi tramutata in Leucotea per volere degli dei.
Diversamente dal numero di autori che scrivono di Ino, uno solo (Diodoro Siculo, che tra l'altro non scrive di Ino), racconta di una ninfa di nome Alia che si gettò nel mare per la vergogna della violenza subita dai suoi stessi figli.  Anche Alia prese in seguito il nome di Leucotea.

L'aspetto più interessante di questa ricognizione
 riguardo la Dea Bianca sta in questo:  il contatto del corpo mortale con il mare trasforma la protagonista in una Dea.
Un essere umano di genere femminile diventa divino al solo contatto con l'acqua del mare!  Il tuffo nelle acque salate, giustificato nelle leggende con la delusione d'amore, è in realtà una forma di iniziazione, un processo che divinizza l'umano, che rende immortale il mortale:  in particolare il genere femminile!

Per concludere, farò cenno a uno dei libri che più amo:  Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese.

Leucò è appunto Leucotea.

Ricorderò qui il suo incontro con Circe e il loro discorrere di uomini, come per esempio Odisseo, che rimase imbrigliato nella rete di Circe e poi se ne liberò.
Se ne liberò?
Le due donne divine parlano così:

LEUCOTEA  Troppe cose ricordi di lui.  Non l'hai fatto maiale né lupo, e l'hai fatto ricordo.
CIRCE  L'uomo mortale, Leucò, non ha che questo d'immortale.  Il ricordo che porta e il ricordo che lascia.  Nomi e parole sono questo.  Davanti al ricordo sorridono anche loro, rassegnàti.
LEUCOTEA  Circe, anche tu dici parole.
CIRCE  So il mio destino, Leucò.  Non temere.

Confini e tessitrici di confini: donne e maghe


Nè maiale nè lupo, l'uomo non sa, non capisce.
E la donna, Leucò, si tuffa nell'acqua salata e sacra del mare e diventa Dea!

Quello che è interessante è che un uomo, la sensibilità di un uomo, abbia colto così in profondità l'importanza del mito femminile, il mito mediterraneo, e la sua dissoluzione nella cultura contemporanea.
Il femminile è associato al mare, soprattutto alla spiaggia.  Anzi, a quel particolare spazio, sempre cangiante, che separa la spiaggia dal mare e che nello stesso tempo li unisce.  Parlo di quel bordo mobile che separa l'acqua dalla terra e che è in costante destrutturazione.  Un classo ciclo critico:   frammentazione e dispersione del confine, sommovimento, ridefinizione del confine, nuovo assetto precario.  E' il confine più ansioso che conosciamo:  ben diverso da quello fra mare e cielo, molto più solido e affidabile.  Lì è facile percepire la fessura fra i mondi, il passaggio segreto, quello che nel Truman Show diventa la chiave della narrazione.

Ma qui, tutt'altra è la storia.  Qui c'è una rivoluzione continua, e una trasformazione nella continuità, perché poi alla fine, il confine resta sempre quello, salvo mareggiate  storiche (tra l'altro, sempre più frequenti).

Quindi il femminile è analogo a un confine osmotico e provvisorio, ciclico, imprevedibile, non codificabile.  Il femminile governa la soglia e non ne cede le chiavi a nessuno:  troppo  problematica la soglia fra acqua e terra, troppo incontrollabile.  Proprio come  la fecondità femminile, o come i poteri della magìa.

E, quindi, la dimensione del confine, specie se incontrollabile, richiede il polso fermo e potente della donna, della femminilità, della Dea.  Ecco perchè, quando ho letto o sentito parlare della "costa bianca", mi ha raggiunto immediatamente la presenza totalizzante e fascinosa della Dea Bianca.  La Dea di Robert Graves e di Cesare Pavese.

Rivoluzione e mito greco


Dialoghi con Leucò è il libro che tenevo sul comodino a vent'anni, e che leggevo a tratti, ogni notte, dopo quelle giornate di lotte e ragionamenti, di esplorazioni e di progetti, di fughe e di speranze:  gli anni Settanta.  Gli anni del capovolgimento del mondo, che poi ci ha inghiottiti e macinati.

C'era la rivoluzione nei nostri sogni giovanili.

Ma Dialoghi con Leucò era un refrigerio e una consolazione, un approdo e un rifugio.  Perchè la radice del mito affonda profondamente nella nostra essenza.  Perchè prima che cristiani o marxisti, nelle profondità della psiche, noi europei siamo inevitabilmente greci!