mercoledì 3 ottobre 2018

Misteri d'Egitto: eremo di santa Caterina d'Alessandria

L'Eremo di Santa Caterina d'Alessandria - opera seicentesca ma preesistente nell'età medievale e, di sicuro, di origini molto più arcaiche - nasconde segreti e misteri insospettabili.  Dobbiamo, infatti, chiederci se Caterina fosse una santa cristiana, una martire pagana, una divinità etrusca oppure (forse) tutte e tre le cose insieme.

L'agiografia - cioè la letteratura relativa alla storia dei santi, che non è storia scientificamente riconosciuta ma leggenda, mito e, talvolta, favola - ci racconta una storia di martirio, avvenuta in Egitto nel primo secolo dopo Cristo.

La ricerca storica e letteraria, invece, ci restituisce il profilo di una donna pagana, portatrice di una cultura molto sofisticata e di saperi all'epoca preclusi alle donne, come la matematica e la filosofia.  Questo profilo, nel primo secolo dopo Cristo, era più difficile di oggi, anche se la carriera di una donna dotata intellettualmente è sempre stata piena di ostacoli.



Ma Caterina non era Caterina:  era Ipazia (sostengono studiosi contemporanei)!
La quasi coincidenza delle date della loro morte, l'identità delle biografie (entrambe educate da un padre intellettuale, accademico di matematica, astronomia, filosofia), suggerisce che le due identità siano state fuse in un'unica identità:  quella di Ipazia.
Perchè?
Perchè Ipazia fu martirizzata e uccisa da cristiani fanatici, mentre la leggenda attribuisce questo modello di martirio a una Caterina probabilmente mai esistita, che sarebbe morta per mano dei pagani.  Insomma, una specie di compensazione retroattiva, con senso di colpa collettivo per le stragi operate dai cristiani (nei primi secoli dopo Cristo).


In ogni caso, Caterina o Ipazia che fosse la destinataria del culto, in quel luogo c'è qualcosa che lo collega all'Egitto e alla cultura egiziana, in particolare a quella alessandrina.  Un probabile indizio è la famosa stele, perduta negli anni Settanta e mai ritrovata, che abbelliva la facciata della chiesa, sulla quale una ricercatrice archeologa piuttosto famosa ha lavorato e scritto.  Sembra che il potere spirituale del luogo consistesse soprattutto nelle capacità oracolari e profetiche della divinità che qui si onorava.

Scrive Marisa Uberti:
Siamo venuti a conoscenza che negli anni '70 dello scorso secolo, si trovava una stele, sulla facciata della chiesa, oggi dispersa, ma di cui rimangono delle foto scattate dal sig. Gianfranco Fazzini per conto della professoressa Maria W.Boutakoff, una ricercatrice del Museo del Louvre. Lei ne fece una descrizione: "Nettamente in forma di capigliatura nello stile 'nemeo', da un sarcofago egiziano, questa stele ha la faccia solare, la cui capigliatura forma come dei raggi solari, evocando anche la criniera del leone, animale simbolico che in Astrologia significa non solo l'omonima costellazione ma il Sole stesso. Sul petto vi sono simboli, attributi pagani che sono stati tolti in epoca cristiana, ma le loro tracce resistono ancora molto visibili, per cui la fessura, dalla quale sgorgava l'acqua, era stata ingrandita e deformata per essere adattata a ricevere le offerte (oboli), mentre restano- ai due lati della bocca- due piccoli simboli pagani, simboli "Chenou", del Potere Universale, antichi segni egizi che sussistono nella Simbologia Paleocristiana. Tutto questo, proprio come la coppa del naso a triangolo e gli occhi a forma di chiocciola, alla maniera arcaica, confermano nel loro insieme le origini antiche e pagane, sebbene un paganesimo tardo-antico, di questa stele incontestabilmente isiaca ed egizianeggiante. Quanto all'iscrizione cristiana posteriore, essa è pisana ed è stata aggiunta molto tardivamente. E' possibile che questa stele pagana sia stata anticamente una stele -sorgente -solare -oracolare. Occorre non confonderla con la Bocca della Verità romana, perchè qui la bocca parla, non morde, essa non ha il più piccolo orifizio. Dentro la chiostra dei denti si vede la lingua che parla annunciando l'oracolo o semplicemente risponde alle domande del consultante".
FONTE:  http://www.duepassinelmistero.com/elba3.htm

FONTE:  http://www.duepassinelmistero.com/elba3.htm


Sempre procedendo a ritroso nel tempo e nei culti, si può pensare che il sito fosse collegato al vicinissimo tempio etrusco di Tinia (il Giove etrusco).  Allora, l'assonanza di Cat-erina con Catha (dea lunare/solare etrusca), potrebbe suggerire la presenza di una divinità simile a quella che Michelangelo Zecchini, autorevolissimo archeologo, ha individuato nel complesso montuoso di Monte Capanne, che declina nel Monte Giove e Monte Catino.  Anche qui il CAT di Catino suggerisce il collegamento con la dea etrusca Catha. FONTE:  http://www.tenews.it/giornale/2011/12/13/cotone-giove-capanne-e-omo-masso-storia-e-leggenda-40645/

Terracotta rinvenuta a Pyrgi, ora nel Museo Nazionale di Villa Giulia (Roma).  Probabile dea Catha etrusca.

Non sono un'archeologa ma è certo che la somiglianza fra la misteriosa stele trafugata dal santuario di S. Caterina a Rio Elba e questa terracotta rinvenuta a Pyrgi (uno dei massimi luoghi di culto etruschi della costa tirrenica) è veramente rilevante.  L'aureola di capelli/raggi solari intorno ai due volti sembra molto eloquente.

Dunque, il genius loci di quello spazio sacro che è fra Monte Serra e Monte Strega, sembra essere connesso con un sacro femminile che richiama i culti del sole ctonio, notturno, sotterraneo.  Per di più, alcuni pensano che tutta l'isola potrebbe essere in parte ricondotta a un'"ipotesi egizia".

Un autore antico, Rutilio, faceva riferimento ad un culto Osiriaco, sulla costa di Piombino, per la verità, in occasione del termine della seminagione (fine ottobre-inizio novembre). Secondo la Boutakoff, poi, vi sarebbe una 'triplice collina solare' -antichissimo centro di culti solari- non molto distante da Rio, dietro Portoazzurro, nella località chiamata Monserrato (dove tra l'altro c'è un Santuario(1) costruito dagli Spagnoli su immagine di quello catalano in cui si venera la Madonna Nera più importante di Spagna), e che è appunto meta di pellegrinaggio all'Elba.
FONTE:  http://www.duepassinelmistero.com/elba3.htm

Infine, occorre segnalare che  il delizioso paese di Rio Elba sorge sulle pendici del Monte cosiddetto Strega, con tutti i significati che questo nome comporta.  Il termine suggerisce, infatti, la presenza di una tradizione di spiritualità femminile diffusa nella zona.  Donne esperte di erbe, guaritrici, sagge, forse donne sciamane, che conoscono i cicli della vita e della morte, che sanno cosa fare con le nascite e i lutti, che sanno quale dea pregare, quale erba usare come farmaco.

L'Eremo di Santa Caterina, ci porta in Egitto dove Ipazia fu filosofa (e, quindi, anche esoterica), poi a Pyrgi, dov'era celebrata la solarità di Catha, poi a Porto Azzurro dove il Monte Castello ha tutte le caratteristiche di una montagna sacra adatta a un culto solare, e infine a Marciana, dove sull'altura più imponente dell'isola, il Monte Capanne, di nuovo la dea Catha protegge la vita, accompagna la morte e probabilmente dispensa oracoli a chi sa entrare ancora in comunicazione con lei.

Tra antichi culti del sole, potenzialità oracolari e donne curandere, portatrici di poteri sciamanici, i percorsi isolani diventano sempre più affascinanti e coinvolgenti.  Io sono stata rapita, e voi?

domenica 1 luglio 2018

Madonna di Monserrat a Porto Azzurro

Chi vive a Porto Azzurro, o la frequenta spesso,  conosce bene la Madonna di Monserrat, per le passeggiate attraverso il percorso affascinante che si snoda verso quella strana montagna che lo ospita, attraverso un bosco selvaggio, il cui sentiero è praticabile ma misterioso, e che accompagna il viaggiatore attraverso i misteri di questa Madonna che sono molteplici e antichi.

I dati ufficiali che riguardano l'esistenza di questa Madonna e il suo culto sono facilmente rintracciabili online:  https://www.infoelba.it/isola-d-elba/luoghi-da-visitare/chiese-santuari/santuario-monserrato/
Copio e incollo qui il testo di infoelba.it, ben sapendo che questa è solo la storia ufficiale. Ce n'è un'altra, meno ufficiale, ma altrettanto interessante, di cui parlerò dopo.

Testo tratto da: "Il Santuario di Monserrato", depliant illustrativo reperibile all'Interno del Santuario.
Nel 1606 José Pons y León dei duchi di Arcos, governatore spagnolo di Napoli e primo governatore della piazza di Lungone, detto dal popolino "Longone", perché alto e segaligno, fu sorpreso da un'improvvisa burrasca di scirocco mentre risaliva la costa tirrenica oltre l'Argentario. Il mare era grosso e la navigazione pericolosa. Il governatore invocò allora "Nuestra Señora di Monteérrat" cui, da buon spagnolo, era molto devoto. Come Dio volle il vascello approdò nelle acque sicure del Golfo di Porto Longone. Don José, per riconoscenza, fece costruire un santuario dedicato alla Madonna di Monserrato in ricordo di quello omonimo esistente in Catalogna, nei pressi di Barcellona.
Il santuario fu edificato in una valletta del monte Castello, a tre chilometri da Porto Azzurro, perché il luogo selvaggio e pieno di cime appuntitericordava al governatore "Monserrat" e perchè c'era l'acqua. Recenti studi e il ritrovamento di frammenti di ceramiche etrusche ai piedi della collina dove sorge il santuario fanno ipotizzare la presenza, nello stesso luogo,di un precedente tempio etrusco e forse anche romano [...]. Solo nel 1768 fu costruita la parte antistante della chiesa; le pareti interne, scrostate in qualche punto rivelano tracce di affreschi sottostanti. Don José volle anche provvedere alla dotazione della chiesa col suo testamento del 17 Maggio 1616. Donò, infatti, un molino a Reale, dei terreni, fabbricati e ricchezze affinché i padri agostiniani di Piombino vi tenessero ogni giorno una messa. Donò anche una copia della Madonna Nera.
Nel 1759, quando la piazza di Lungone passò a far parte del regno di Napoli, si istituì una commissione per ricercare i beni appartenenti al santuario. Così si accertò che il patrimonio si era molto assottigliato perché una parte figurava in proprietà di altre persone, senza che esistesse "declaratión ni indicio de como los mismos han alienados". La commissione concluse dicendo "se habían perdidos las copias de los actos de compra". E' probabile che i beni perduti siano stati oggetto di usurpazioni o di vendite fraudolente.
Il santuario ha goduto di fama nel XVII e XVIII secolo, essendo divenuto meta di pellegrini: marinai, contadini e predicatori d’ogni risma. Nel conventino attaccato alla chiesa risiedevano 4 o 5 eremiti [...]. Il governatore Don Diego d'Alarçon, preoccupato dalla mancanza di sufficiente assistenza religiosa ai militari chiese a Filippo V, nel 1722, di avere alcuni frati. Il Re allora ordinò che nell'ospedale di Longone fosse allestita un'abitazione per i Padri dell'Ambrosiana di S.Pietro di Alcantra che risedettero invece a Monserrato. Quando S.Paolo della Croce pose la sua sede sul monte Argentario, nel 1729, fece molti viaggi all'Elba, e pensò di aprirvi un convento per il suo ordine, i Passionisti, così, nel 1735, fece richiesta al governatore di stare a Monserrato. I Padri agostiniani e gli altri ecclesiastici, interpellati, dettero, però, parere sfavorevole. I Passionisti fecero un altro tentativo per avere Monserrato alla fine del secolo. Il vescovo di Massa chiese il parere degli ecclesiastici di Porto Longone che anche questa volta lo negarono per due motivi: 1) il paese era povero e privo di risorse finanziarie per cui sarebbe mancata l'abbondanza delle elemosine alle messe; 2) non c'era ragione di togliere dal santuario il cappellano e i due eremiti.
Nel Settembre 1814 Napoleone, accompagnato da Pons e da Bertrand volle visitare il santuario di Monserrato. I monaci Agostiniani di Piombino divennero proprietari del santuario, su cui scese lentamente l'oblio, sino alla fine del secolo XIX.
Oggi il santuario è stato restaurato e riaperto al culto. L'8 settembre di ogni anno si festeggia a Porto Azzurro la Madonna di Monserrato.

Passo adesso a una storia più intrigante - e forse più vera - della Madonna di Monserrat.
Secondo alcuni studiosi della storia dei Templari, questa magnifica Madonna nera (La Moreneta) stabilisce un collegamento simbolico e storico con la città di Barcellona.
Orione

Secondo alcune ricostruzioni, Barcellona fu costruita da legionari romani che, nelle campagne d'Egitto, erano entrati in contatto con il culto della Dea Iside (in particolare, Iside Nera)e tendevano, quindi, a diffonderlo anche in terra di Spagna.
Pare che la planimetria della città, in particolare nel centro storico, rappresenti sul territorio la costellazione di Orione. In Egitto, le piramidi di Giza, la cui custode era appunto Iside, occupano posizioni che rimandano alla cintura di Orione.
A Barcellona, tre chiese del XIII sec.  - Santa Maria del Pi, Sant Just i Pastor, Santa Maria del Mar - costruite dai Templari, richiamano la stessa struttura e posizionamento delle tre stelle della cintura di Orione. Queste chiese ospitano Vergini Nere che chiaramente alludono alla Dea Iside.
C'è una quarta stella che, a Barcellona, può essere identificata con la Sagrada Familia di Gaudì.
C'è infine una quinta stella, che chiude la configurazione del pentagono (o pentacolo?), e che rappresenta la torcia che Orione tiene in mano. Sul territorio, occupa questa posizione il Monastero (o Castello) benedettino di Monserrat, che sorge a pochi chilometri a nordest di Barcellona, a circa 700 metri sul mare.
In questo luogo sacro pare sia stato nascosto il Santo Graal - qualsiasi cosa possa significare questo termine, e sappiamo quante associazioni simboliche esso è in grado di evocare!
Un docufilm di Italia 1 (2013)affronta il tema, anche se il mistero non è certo risolto:  http://www.video.mediaset.it/video/mistero/puntate/377063/barcellona-la-citta-dei-misteri.html

martedì 12 giugno 2018

Ghiaieto e Laconella, luogo dei Titani, di Medusa e di Melusina.

Il falco

Appena scendiamo per un sentiero che è il letto di un ruscello, con molti dislivelli, alto si leva un falco.  Fa un volo strano - almeno per me che non sono ornitologa - con momenti lunghi di immobilità, picchiate a capofitto e slanci velocissimi, con quelle ali potenti che, a tratti, fanno rabbrividire.
Restiamo incantati a guardarlo. Un messaggio della natura, il segno che in questi luoghi regnano ancora gli spiriti del mare, delle rocce, della vegetazione.

I Titani

Infatti, dopo poco, appaiono.
Sono i massi più grandi, di solito a riva o nell'acqua poco profonda. Uno sembra un dinosauro disteso sul confine fra terra e mare; un altro è sicuramente una Dakini che dorme tra frivole onde che la accarezzano; una serie di massi centrali sono una immensa tartaruga marina che sembra spiaggiata, ma sta solo facendo una pennica.

Altri ancora sono: le corna di Feronia, il profilo di Medusa con la sua selva di serpenti.
Strano che nessun serpente sia ancora apparso tra questi sassi, strisciando fra il mirto, i rosmarini, l'elicrisio, stordito da tanti profumi.
Li prenderei tutti i sassi, ma non lo faccio. Ognuno racconta una storia, più storie, moltissime storie che una maga può leggere. Talmente tante che è meglio lasciarli qui, i sassi, a parlare con l'acqua, sorridente, maliziosa.
E' un posto speciale. Tronchi immensi trascinati dalla risacca, insieme a pietre multicolori: neroferrose, giallorossastre, azzurre, grigie, rigate. Sono tutte molto potenti e l'immagine che affiora è quella dei Titani.
Questo luogo deve essere rinominato perché la presenza dei Titani è evidente, mentre custodisce memorie antichissime.  Raramente fu violato, conserva energie potenti, quasi troppo potenti.
Chi sono i Titani? Le forze primordiali:
Titani Nella mitologia greca, i 6 figli maschi di Urano e di Gaia (Oceano, Ceo, Crio, IperioneGiapetoCrono), della generazione più antica degli dei. Dal più giovane dei T., Crono, derivò la generazione degli Olimpi. In Esiodo i T. sono protagonisti della cosiddetta Titanomachia, che narra la lotta di Zeus e degli altri dei dell’Olimpo contro i T. per la conquista del trono celeste. La lotta si conclude con la sconfitta dei T., fatti precipitare nel Tartaro.
http://fr.nextews.com/d44d1277/
Con il termine titanismo si intende un atteggiamento di ribellione, contro tutte le forze superiori (divinità, destino, natura, potere dispotico ecc.) che dominano l’uomo e ne opprimono gli slanci vitali e la libertà stessa. Rappresenta una tendenza fondamentale dell’anima e della poesia romantiche. Essenzialmente pessimistico, il Romanticismo concepisce l’uomo come perennemente in lotta contro forze prevaricanti: contro i potenti, i ‘tiranni’ (V. Alfieri, F. Schiller); contro la società, con le sue leggi e le sue convenzioni morali (G. Byron); contro la natura stessa dell’uomo, che vincola i suoi slanci vitali (G. Leopardi). A queste forze potenti e avverse i più soccombono senza lottare, gli uomini di eccezione (nel clima preromantico dello Sturm und Drang nasce il concetto e la parola di superuomo) si ribellano, pur consapevoli di essere destinati alla sconfitta. Da ciò la fortuna di alcuni miti poetici (Prometeo, Satana) che percorrono il ciclo romantico presso tutte le letterature.  http://www.treccani.it/enciclopedia/titani/

Medusa, delle Gorgoni

Uno dei massi è chiaramente Medusa, altri scogli possono essere parti del suo corpo disseminate, come nei miti di Osiride, Attis... Medusa (in greco: Μέδουσα, Médousa, che vuol dire "protettrice", "guardiana", da μέδω, médō, "proteggere"[1][2]) è una figura della mitologia greca. Insieme con Steno ed Euriale, è una delle tre Gorgoni, figlie delle divinità marine Forco e Ceto. Secondo il mito le Gorgoni avevano il potere di pietrificare chiunque avesse incrociato il loro sguardo e, delle tre, Medusa era l'unica a non essere immortale; nella maggioranza delle versioni viene decapitata da Perseo. https://it.wikipedia.org/wiki/Medusa_(mitologia)

https://fr.wikipedia.org/wiki/Fichier:Medusa_Bernini_Musei_Capitolini_MC1166_n2.jpg

La storia di Medusa è più complessa del cliché demoniaco. In origine ella era una dea potente e selvaggia, regina dei mari.  Poi fu ridimensionata e immiserita, dal patriarcato. Potentissima e legata al mare, Medusa recava abbondanza e magìa, fertilità e sesso sacro. Medusa dai capelli di serpenti e il corpo spesso di serpente anch'esso.

Dion Fortune, la Sacerdotessa del Mare

Questa è una spiaggia dove, al salire della marea, Dion Fortune brucerebbe un piccolo falò con dei legni speciali: il sandalo profumato d'oriente, il gentile e coraggioso cedro e il ginepro, in rametti e bacche che, scoppiettanti, potenziano la magìa della sacerdotessa della luna.
Quando la marea ingoierà il falò, e le braci fumeranno insieme alla schiuma del mare, allora l'incantesimo sarà compiuto e la sacerdotessa avrà raggiunto il suo obiettivo.

Dion Fortune (Violet Mary Firth, 1891-1946), psicanalista freudiana ed esperta di magia, appartenne per qualche anno all’ordine cabbalistico della Golden Dawn per poi fondare il suo gruppo di studi occulti,“The Fraternity of the Inner Light”. Fu forse la prima scrittrice di magia cerimoniale e di ermetismo che attinse a piene mani alle opere di Freud e più tardi di Jung. https://www.macrolibrarsi.it/autori/_dion_fortune.php

Melusina

Scolora lontano la nuvola scura, mentre quella chiara ne prende il posto.  Al centro del golfo appare una piccola lingua di terra e rocce. E' la punta della Contessa e ha una particolarità: è bifida!
Si allunga nel mare con due snelle code di sirena che si aprono verso l'isola di Montecristo, silenziosa e severa.
Come non pensare alla sirena bicaudata, la Melusina ritratta a S.Ambrogio a Milano, e alla Sheila-na-gig della tradizione matriarcale? Icone millenarie che testimoniano di antiche divinità femminili, antichi poteri e incantesimi, i cui segreti si perdono nella notte dei tempi.

I Cavalieri in Terrasanta vennero a contatto con una simbologia antichissima, millenaria, che decisero di portare in Europa, una simbologia che paradossalmente deriva proprio dall’Europa antica, e legata al Culto della Dea Madre.
Sirena bicaudata, Melusina
La Melusina infatti raffigura una donna intenta a mostrare i propri attributi secondo un rituale di fertilità di origine egizia e legato al sacro Dio Toro Api: quando il toro dalla macchia triangolare bianca veniva fatto passare in mezzo alla gente, le donne si mettevano in quella posizione per ottenere energia vitale finalizzata alla procreazione.
Il culto del Dio Toro, il duale della Dea Madre, è in realtà ben più antico di quello del Dio Api, e proviene, come ben approfondito nel libro, proprio dall’Europa Neolitica.  https://ladeaeiltoro.wordpress.com/il-dio-toro/la-sirena-bicaudata-antichissimo-simbolo/
Strettamente ma non necessariamente collegata alla fertilità è la teoria che vede nella Sheela-na-gig la reminiscenza della figura di un'antica divinità pagana, una delle tante dee-madri dell'antichità. Secondo questa ipotesi, molto popolare tra gli autori ma generalmente non accettata dagli accademici, essa sarebbe da accostare alla tradizione celtica, come la rappresentazione della dea Cailleach, che ha le sembianze di una megera, nella mitologia scozzese ed irlandese. Altri accostano la sua figura a quella di Baubo, la dea-madre di Priene, il cui mito è una derivazione da quello della dea Demetra. Secondo una tradizione, infatti, Baubo si presentò davanti a lei mentre si trovava ad Eleusi, nella ricerca disperata della figlia Core. 
Un'altra spiegazione avanzata da alcuni autori (Andersen, Weir e Jerman [7]) è che tali figure possano essere state scolpite con scopo apotropaico, cioè come protezione contro il male. Poste sul timpano di una chiesa o sul frontone di una porta o di una finestra, esse servivano a proteggere quelle aperture dall'ingresso di entità malevole. A sostegno di questa ipotesi, gli autori affermano che alcune di queste figure in Irlanda vengono chiamate "Pietre del Malocchio" ed inoltre riportano le antiche tradizioni secondo cui le donne sollevavano le proprie vesti, mostrando i genitali, per allontanare gli spiriti maligni, come appare in un'incisione di La Fontaine apparsa in Nouveaux Contes (1674), dove un demone appare spaventato alla vista di una donna che solleva la propria gonna davanti a lui. Questa ipotesi, come tutte le altre, serve a spiegare molte delle figure ma ancora una volta non copre tutta la casistica. http://www.angolohermes.com/Simboli/Sheelanagig/Sheelanagig.html
http://www.angolohermes.com/Simboli/Sheelanagig/Sheelanagig.html
Sheila-Na-Gig

La lingua di scogli che si allunga con un'ampia biforcazione verso l'isola di Montecristo è un luogo misterioso che sicuramente racconta storie e segreti che non sembra siano stati conservati.
Non poteva essere sfuggita agli antichi questa assonanza vibratoria con la Melusina e la Sheila-Na-Gig.

Perciò, mi chiedo chi sia questa Contessa. Sono certa che è lei la Melusina del golfo, e sono ansiosa di ricostruire il suo mito e la sua storia.